30 Ottobre 2019
Fonte: Biblioteca Casanatense – Roma
LA BIBLIOTECA CASANATENSE
Attuale Direttore della Bibloteca è la Dr. Lucia Marchi
Profilo storico
Voluta come biblioteca di pubblica utilità dal cardinale Girolamo Casanate (1620 – 1700), deve la sua istituzione ai padri domenicani del convento di S. Maria sopra Minerva, a ciò destinati dal testamento del cardinale. Dotata di rendite e di un ordinamento tracciato dallo stesso Casanate, la biblioteca nel lungo periodo dell’amministrazione domenicana fu pienamente autonoma, rimanendo sempre distinta dalla biblioteca conventuale.
Aperta nel 1701, al termine dell’allestimento dell’edificio appositamente costruito nell’area di un chiostro della Minerva su progetto dell’architetto Antonio Maria Borioni, ebbe come primo nucleo la collezione del Casanate, ricca di oltre 25.000 volumi.
La biblioteca era collegata con i principali centri del commercio librario europeo e si interessava sia alla produzione corrente che al mercato antiquario, mirando a realizzarsi come biblioteca di cultura universale. Primeggiò tra le biblioteche romane per l’illuminata politica degli acquisti e l’esperta attività biblioteconomica e catalografica, ma le vicende politiche dello scorcio del secolo XVIII e il periodo della dominazione napoleonica determinarono un arresto nella crescita della biblioteca, oppressa dalle difficoltà finanziarie e dall’ostilità dei nuovi governanti.
Posta sotto il controllo governativo al tempo della prima Repubblica romana, fu dichiarata biblioteca dipartimentale dal 1810 al 1814 pur continuando ad essere amministrata dai domenicani. Intorno alla metà del secolo, fu ripreso l’incremento dei fondi e furono condotti importanti lavori di ripristino e consolidamento della biblioteca, che si era gradualmente ampliata aggiungendo al primitivo “vaso” la fila di stanze lungo via S. Ignazio.
Estesa anche a Roma nel 1873 la legge sulle corporazioni religiose, al prefetto domenicano fu affiancato un funzionario governativo, e per alcuni anni la Casanatense ebbe amministrazione comune con la biblioteca Vittorio Emanuele II, con la quale fu stabilito anche un passaggio diretto attraverso il cavalcavia costruito sopra via S. Ignazio. Nel 1884, conclusasi a loro sfavore la lite giudiziaria intrapresa contro il Ministero dell’Istruzione Pubblica, i domenicani furono sostituiti da personale statale.
Superato il difficile periodo di adattamento alla nuova amministrazione, nei primi decenni del secolo la Casanatense potè riprendere un programma di sviluppo alla ricerca di una specifica identità culturale tra le altre biblioteche romane. Accantonato lo schema ormai irrealizzabile di una cultura enciclopedica, indirizzò i propri acquisti oltre che alle tradizionali discipline religiose e teo-logiche – con un’accentuazione in senso non confessionale – anche agli studi di diritto romano, di economia e sulla città di Roma.
Dopo essere stata amministrata dal Ministero della Pubblica Istruzione la biblioteca è divenuta dal 1975 organo del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali.
Salone Monumentale:
Progettato dall’architetto Antonio Maria Borioni e inaugurato il 3 novembre 1701, il Salone fu appositamente ideato, su disegno iniziale di Carlo Fontana, come una nuova struttura che doveva contenere il maggior numero possibile di volumi. Esso rappresenta uno dei primi esempi di moderna architettura bibliotecaria, come è evidente dalla sua forma e dalle sue dimensioni, dalla disposizione in alto delle finestre per non interrompere la tramatura degli scaffali, e dal fatto che gli armadi siano parte integrante delle pareti. La disposizione dei lati lunghi, e quindi degli ordini maggiori delle finestre, è nord-sud, contravvenendo ai dettami del De architectura di Vitruvio, per ottenere una illuminazione il più possibile omogenea per tutto l’arco della giornata, e facilitata dalle grandi scanalature sul soffitto bianco, e dal conseguente effetto di rifrazione luminosa. I padri domenicani organizzarono il materiale librario in 27 classi (sistema classificato) e all’interno di ogni classe stabilirono un’ulteriore divisione per formati. Tuttora, sotto i cartigli, si può apprezzare la corrispondenza fra materia e libro. Negli anni successivi il ‘vaso’ fu ornato con oggetti e opere d’arte, come era usanza in quel tempo, identificandosi la biblioteca non soltanto nel concetto di collezione libraria, ma anche in quello di raccolta museale. A seguito del rapido incremento del patrimonio bibliografico ed artistico fu presto necessario pensare ad un ampliamento del Salone, che i padri curatori stabilirono di iniziare nel 1717, incaricando sempre l’architetto Borioni. I lavori, più volte interrotti, furono completati soltanto intorno al 1725. All’estremità della vasta aula, scaffalata dal pavimento al soffitto con splendide strutture lignee interrotte da un ballatoio, fu posta la statua del cardinale; in alto fu collocato il busto in terracotta di S. Tommaso, eseguito da Bernardino Cametti (1682 – 1736).
STATUA DEL CARDINALE
La statua del cardinal Casanate fu realizzata nel 1708 dallo scultore Pierre Le Gros (Parigi 1666 – Roma 1719). Essa, ottenuta da un enorme blocco di marmo di Carrara, fu collocata nel primitivo vestibolo della Biblioteca e, solo dopo l’ampliamento del Salone Monumentale, fu decisa la nuova collocazione dove si può tuttora ammirare sotto un arco ligneo sorretto da colonne di noce scanalate con capitelli corinzi. Tutta l’elegante decorazione in legno fu progettata dall’architetto Borioni e realizzata dal falegname Marchesi e dall’indoratore Giovanni Cantoni.
Sfera armillare e calco di S. Tommaso, con stemmA
Sfera armillare :
“Fine sec. XVII-inizio sec. XVIII; ottone. Circonferenza m. 3,80. Rappresentazione grafica della sfera celeste, che l’astronomia antica immaginava esistesse intorno alla Terra, la Sfera Armillare (dal latino armilla = braccialetto) era lo strumento usato fin dai tempi di Eratostene (III sec. a.C.) per determinare le coordinate altazimutali di un astro. Il modello tolemaico dell’universo aveva, come noto, al centro la Terra e, in ordine di distanza crescente, la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove e Saturno. Il cosmo terminava con la sfera delle stelle fisse. La sfera armillare della Casanatense fu acquistata prima del marzo 1703 per 260 scudi da un certo Girolamo Caccia, poi restaurata e parzialmente modificata da Alessio Salvi.
STEMMA:
La nobile famiglia Casanate, proveniente dal Regno di Napoli, ma di antica origine aragonese, aveva come stemma una torre coronata sormontata da una stella a otto raggi. Tale simbolo ricorre in molti punti del salone, sugli arredi e compare quale timbro della biblioteca sul materiale librario.
GLOBI
Il globo terrestre e il coevo globo celeste furono realizzati tra il 1715 e il 1716 per la Casanatense da Silvestro Amanzio Moroncelli, abate della congregazione Silvestrina di S. Stefano del Cacco. Entrambi disegnati a penna e dipinti su carta su supporto di cartone vuoto, hanno una circonferenza di m. 4,81 e un sostegno di legno a base ottagonale alto cm. 58. Il Moroncelli (Fabriano 1652 – ivi 1719) fu celebre cosmografo, geografo e topografo; oltre ai due globi casanatensi, disegnò due globi per la Biblioteca Alessandrina di Roma e due per la Biblioteca di S. Giorgio Maggiore a Venezia.
IL GLOBO TERRESTRE:
L’orizzonte di legno è graduato e vi sono indicati le costellazioni zodiacali, i mesi e i venti; il Meridiano è graduato, in ottone.
In latino le iscrizioni maggiori, in italiano le minori e i nomi dei luoghi; vari disegni di navi, animali marini e rosa dei venti. Una legenda in latino ricorda le esplorazioni di celebri navigatori, altre in italiano accennano alle più importanti scoperte geografiche.
IL GLOBO CELESTE:
Pregevoli raffigurazioni delle costellazioni, ognuna accompagnata da un didascalia con l’indicazione del nome in latino, greco, arabo e nella varie lingue europee. Sull’Orizzonte, diviso in gradi, è indicato il calendario zodiacale e il nome dei venti. Meridiano graduato, in ottone e varie iscrizioni in latino.
ANTICO INGRESSO – OROLOGIO – BANDO DI CLEMENTE XI
Posto sopra l’antico ingresso, il bando ricorda la condanna alla scomunica ipso facto “a chiunque ardisce estrarre o portar fuori qualunque libro, codice, scrittura, quinterno o foglio…” e chiarisce come già allora fosse urgente il problema delle sottrazioni di materiale librario dalle raccolte bibliotecarie. Anche per tale motivo le opere manoscritte e rare furono trasferite nella Saletta costruita accanto al Salone in occasione dei lavori di ampliamento e denominata “Stanzetta del Cardinale”.
Raccolte, fondi, specializzazioni
La biblioteca possiede circa 400.000 volumi; di questi circa 60.000 sono ancora oggi contenuti nell’antico salone monumentale; i restanti sono distribuiti nei vari depositi dell’istituto, recentemente consolidati e provvisti di scaffalature scorrevoli compatte.
Si segnalano le seguenti raccolte:
– manoscritti: circa 6.500 volumi per lo più di grandissimo pregio: exultet, codici liturgici, testi medico-scientifici, codici orientali ed ebraici, autografi famosi fra cui quelli di N. Paganini;
– incunabuli: oltre 2.200 volumi fra cui esemplari unici, prime edizioni, placchette;
– incisioni oltre 30.000 esemplari incrementati dal privilegio goduto sino alla metà dell’800 presso la Calcografia Camerale;
– opere musicali: provenienti in buona parte dalla collezione di G. Baini, maestro della Cappella Pontificia;
– drammi e libretti musicali: circa 7.000 esemplari;
– editti e bandi: oltre 70.000 esemplari dal 1550 al 1870, prevalentemente dello Stato Pontificio;
– periodici: oltre 2000 testate (220 correnti) fra cui giornali romani e dello Stato Pontificio;
– cause di santificazione;
– decisioni della Sacra Rota e di altri tribunali ecclesiastici;
– donazione Arturo Wolynski volumi e periodici relativi alla cultura polacca.