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02 Marzo 2014
Domenico Cambareri
Scultura. Il grande Maestro Benedetto Robazza
Gli ottant’anni del giovane Ercole
Un indimenticabile amico del caro Gino Ragno, con il quale ebbe a condividere sia momenti difficili sia indimenticabili affermazioni. – Un Artista che con le sue opere ha reso e rende onore all’Arte in modo mirabile. – Lo salutano gli amici del Premio Capo Circeo, del quale Benedetto Robazza fa parte sin dalla sua nascita come componente della Commissione del Premio e come artefice del suo simbolo, la stupenda statuetta di “Circe che veleggia verso Occidente”.
(Circe che veleggia verso Occidente, proprietà esclusiva dell’Artista, simbolo del Premio Europeo Capo Circeo)
Benedetto Robazza compie 80 anni.
Un brillante traguardo per un giovane artista, ancora nel pieno delle sue energie, con un fisico atletico ed estremamente robusto, uno sguardo volitivo e una loquela sciolta e affabulatrice inarrestabile che ti avvince e ti stordisce e … tanta … incontenibile vivacità creativa. Aspetti di una longevità di eccellente tempra che lasciano meravigliati non di meno sia i suoi frequentatori sia soprattutto i medici che studiano l’eccellenza delle peculiarità salutari nel corpo degli anziani.
Robazza è uno fra i massimi scultori che ha avuto l’Italia, che ha illustrato e continua ad illustrare la magnificenza insuperabile delle nostre arti nel mondo.
Recenti sono i successi internazionali da lui avuti con la ciclopica esposizione dapprima all’esterno di castel sant’Angelo in Roma e poi in estremo oriente, a Pechino, dell’Inferno di Dante. L’opera è costituita da 18 pannelli di marmo-resina di m. 2 di altezza x 2,50 di lunghezza, per 46 metri lineari di lunghezza e 90 mq di superficie. Questa grandiosa e insuperabile opera scultorea è da diversi mesi esposta in uno dei luoghi più cari alla memoria storica degli italiani, in cui sono sepolti alcuni esponenti fra i più illustri delle nostre millenarie tradizioni, Santa Croce in Firenze (per vederla, basta cliccare sul sito del maestro Robazza , anche tramite la pagina che in precedenza abbiamo avuto l’onore di dedicargli sul sito del Premio Capo Circeo).
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Inoltre, lo scorso anno, al Parlamento Europeo è stato inaugurato il busto di Alcide De Gasperi, di cui è stato artefice lo scultore romano, nell’omonima Sala.
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La prorompente vena creativa dell’artista sia come scultore che come pittore costituisce sin dalle su origini una delle pagine biografiche più particolari della storia culturale contemporanea. Robazza infatti giunge tardi in queste arti. Egli racconta il come e il quando nelle dolorose vicende che hanno costellato la sua vita sin dalla nascita, dopo la morte del padre e del fratello in guerra e la caduta nella miseria della giovane madre, abbandonata dai parenti.
Le incontenibili energie della scultura e della pittura di Benedetto Robazza si espandono e si effondono in plasticità insuperabili in cui sprigionano faville che quasi trasmutano la materia che, non più limitata, contenuta, delimitata,viene “risolta” e librata dalla, con e nella intangibile forma.
Risultati materici e iconici sorprendenti vertiginosi e puri che percorrono in tutte le direzioni l’orizzonte dell’armonia realizzato dal geniale spirito creativo. Una lunga e irripetibile pagina dell’arte italiana ed europea che si muove, aleggia tra le auree tradizioni antiche, rinascimentali, neoclassiche e le novelle scuole con incomparabile cifra.
Pur laddove le dirompenti, prometeiche forze irrompono nello spazio quale implosione d’invisibili e impalpabili atomi quali punti – forza, monadi originarie, esse sempre fondano, pongono in essere – in una condizione di prossima, infinitesimale diacronicità lungo la lama del tempo e di spirituale sincronicità – l’atto folgorativo della creazione che infonde forma al caos.
Arte di assoluta eccellenza che occhieggia l’alchimia nell’impareggiabile sogno di liberare la materia dalla condizione della sua intrinseca, naturale gravità e di animarla con uno slancio interno salvifico che la smaterializzi in sublimizzanti fasci di luce.
La luce.
La luce e l’artista. Opera che, a tal punto di ardimento, consente all’artista di realizzare vibranti campi di gioiosa e liberatoria giocosità cromatica tanto formale e realistica quanto astratta, di fronte a cui si abbandona lo sguardo rapito e trasognante dello spettatore, nel momento del suo massimo godimento estetico.
Nelle sue ripetute, insaziabili opere, ad operante emblema dell’indomito Ercole, lo scalpitìo degli zoccoli di cavalli e tori scuote le potenze telluriche e ne squarcia il petto, fende i flutti dei marosi e raggiunge Nettuno per trarre di volta in volta dalle bianche spume e dalle nere zolle con il possente sforzo delle fumanti narici la primigenia sinuosità della bellezza dell’uomo scisso, per il suo stesso riscatto. Nel sogno ancora mai e ancora mai colmato della ricomposizione androginica metatemporale: la polarità femminile. Sinuosità quasi eterea del corpo femminile e plastica tensione del corpo virile in cui perenne arde la tensione incombusta organica e metafisica: ricompresa accompagnata esemplata nelle mirabili esplosioni spaziali dei cavalli e dei loro turbinosi volteggi. Venere e Diana, non rappresentate, sempre invisibili aleggiano, nel mistero di Era e di Zeus.
Le vicissitudini estreme che caratterizzano la vita del giovane Robazza sono ancora oggi viva e palpitante testimonianza dell’indomabile forza d’animo che il lui albergava in uno con le geniali attitudini che avrebbe rivelato. Già adulto, approdato nel mondo dei rappresentanti delle pietre preziose grazie all’aiuto di persone che gli vollero bene, dopo aver conseguito una veloce quanto approfondita preparazione tecnica e avere dimostrato feconda perizia la cui eccellenza del cesello oggi richiama nel percorso della memoria le altrettanto impareggiabili opere del Cellini, si lanciò nella passione che già animava i suoi sogni e le sue aspirazioni: la scultura. Da autodidatta. (v.”La storia di Johnny”, RomaUno: la morte del padre e del fratello in guerra e la crudezza estrema della miseria).
La strada percorsa da Robazza come scultore e come pittore fu velocemente costellata da successi internazionali conseguiti nelle più diverse parti del mondo e in particolare negli Stati Uniti. Oggi, il suo nome costituisce dunque un preciso punto di riferimento nel panorama mondiale delle arti figurative, un punto di geniale eccellenza e di irripetibile generosità della natura, a rimedio di una sua grave, originaria colpa verso un ragazzo così tanto dotato di indomabili energie e di inusitata volontà creativa. Sotto il segno delle Grazie e di Apollo.
I nostri più vivi e “simpatetici” auguri agli ottant’anni del giovane Ercole!
(contatti con l’Artista esclusivamente tramite Fabio Esposito, ‘fabioesposito@romauno.tv’ )